IL POEMA CAVALLERESCO NON SOLO NON SCOMPARE CON IL MEDIOEVO MA CONTINUA AD AVERE SUCCESSO NELLE CORTI SIGNORILI ITALIANE E ALL'ESTERO
E' PROBABILMENTE MERITO DEGLI AUTORI ITALIANI DEL QUATTROCENTO IL SUO RIFIORIRE GRAZIE ALLA MESCOLANZA CON IL CICLO CAROLINGIO
I poemi epici medievali celebrano i valori della cavalleria: nobiltà di sangue, eroismo, coraggio, fedeltà al signore feudale, guerra santa contro i nemici.
I poemi epici medievali celebrano i valori della cavalleria: nobiltà di sangue, eroismo, coraggio, fedeltà al signore feudale, guerra santa contro i nemici.
Questi elementi compaiono innanzitutto nei testi del ciclo carolingio, le CHANSONS DE GESTE che celebrano le gesta di Carlo Magno e dei suoi 12 paladini nella lotta contro i musulmani infedeli tra l’VIII e IX sec. Il capolavoro del genere risulta essere la CHANSON DE ROLAND, composta tra la fine dell’XI sec. e l’inizio del sec. XII.
in questi poemi, lo scontro fra paladini e musulmani viene idealizzato e assolutizzato, divenendo una lotta fra il Bene (Carlo Magno e i suoi) e il Male (i musulmani)
Accanto a questi poemi, si sviluppa un secondo ciclo, detto bretone, con le avventure di Artù e dei suoi cavalieri della Tavola rotonda.
Si sviluppa presso le corti feudali dopo l’anno Mille ed inserisce il tema dell’amore (l'amor cortese).
In questi poemi, le virtù del cavaliere si intrecciano con l'amore per la donna, molto spesso non libera ma sposata al rpoprio re, come nel caso del rapporto adulterino fra Lancillotto e Ginevra o quello altrettanto scorretto fra Tristano e Isotta.
In Italia si sviluppò la letteratura franco-veneta, che riprendeva soprattutto il ciclo carolingio assieme ai cantari, componimenti in volgare recitati da cantastorie.
Questi componimenti permisero la trasmissione del materiale francese e la loro diffusione capillare, come dimostrano le numrose leggende legate ad Orlando e diffuse in tutta Italia
Il cantare è breve e racconta un episodio della storia.
Solo in seguito anno eseguiti in giorni consecutivi episodi consecutivi nella piazza di un solo paese.
L'immaginario di questi poemi è spesso povero, ma vi compaiono già primi innesti, che poi confluiranno nella successiva "fusione" dei cicli dell'Orlando innamorato e dell'Orlando furioso
Mostri, giganti e altri personaggi fiabeschi irrompono nell'immaginario carolingio, in cui le tematiche spingevano verso un immaginario di tipo cristiano (angeli e demoni)
E' appunto Andrèa da Barberino un cantastorie (n. Barberino di Valdelsa 1370 circa - m. dopo il 1431), il maggiore dei cantambanchi fiorentini, a fondere per la prima volta elementi dei due cicli e ad usare costantemente elementi del folklore locale legandoli alle avventure di Orlando & C.
suoi romanzi in prosa volgare, dove sono raccolte, coordinate e rifuse con arte umile, ma precisa, le leggende carolinge vive nella cultura italiana, ebbero grande e durevole fortuna. Popolarissimi, e continuamente ristampati dal Quattrocento a oggi, i Reali di Francia e il Guerrin Meschino. Altri romanzi di A.: Aspramonte, Aiolfo del Barbicone, Storie Narbonesi, Ugone d'Alvernia.
Nei poemi cavallereschi rinascimentali si produce una rilevante novità, dovuta, dunque, proprio alla fusione dei temi dominanti nei cicli medievali: fedeltà al proprio signore e difesa della cristianità si fondono con amore e spirito di avventura.
Mostri, giganti e altri personaggi fiabeschi irrompono nell'immaginario carolingio, in cui le tematiche spingevano verso un immaginario di tipo cristiano (angeli e demoni)
Ma la narrazione acquisisce maggiore complessità di trame e spessore nella trattazione dei personaggi e dei loro caratteri nel momento in cui la materia viene presa in mano da autori tosco emiliani come Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo e, soprattutto Ludovico Arioste