UN PROBLEMA ANCORA APERTO
Agli albori della sua storia, la letteratura latina è fortemente influenzata dal retaggio culturale greco
I primi autori di cui ci giunge notizia (Livio Andronico, Nevio, Ennio), provenienti da aree culturalmente ellenizzate (Apulia e Campania),
Le loro opere sono una rielaborazione meditata che porta alla realizzazione di opere che riflettono lo spirito romano del tempo.
E' significativo che il primo autore della letteratura latina sia uno schiavo affrancato
In quell'epoca, esponenti degli strati sociali più bassi occupano una posizione di rilievo nel panorama culturale romano grazie al possesso della scrittura.
I viri romani non erano usi a fare letteratura, ma solo a fruirla, sia come lettori, sia come spettattori
Anche se iniziano ad intravvederne il valore politico
Livio dimostra di avere una grande padronanza
sia del greco, sua lingua madre,
sia del latino, lingua che acquisì presumibilmente dopo il suo arrivo a Roma,
cercò di riprodurre non solo il contenuto dell'Odissea,
ma anche lo stile epico ed elevato di Omero nei modi consentitigli dalla tradizione latina,
in modo da creare una poesia latina,
non una poesia greca in lingua latina.
Il pubblico aveva una concezione del mondo diversa da quella descritta nell'Odissea
Livio cercò di avvicinare il più possibile il testo ai lettori latini,
spiegando, ampliando o semplificando Omero.
Elimina tutti i tratti che avvicinavano troppo esseri umani e divinità e modifica alcune metafore che se tradotte lette- ralmente non avrebbero avuto senso per un pubblico romano.
Ad esempio, elimina tutti i tratti che avvicinavano troppo esseri umani e divinità e modifica alcune metafore che se tradotte letteralmente non avrebbero avuto senso per un pubblico romano.
Ad esempio, l'esametro omerico kas tot'Odysseos j ito gounata hai phllon etor [Allora si sciolsero a Odisseo le ginocchia e il cuore» (Od. V, 297)]
divenne
Igitur demum Ulixi cor frixit prae pavore [Allora a Ulisse si raggelò il cuore per la paura» (fr. 16 Morel)]
il latino non conosceva la metafora usata da Omero delle 'ginocchia che si sciolgono', per cui Livio utilizza un'espressione metaforica latina equivalente
Livio sostituisce alcune espressioni greche con espressioni latine più concrete, più realistiche, «più confacenti alla grauitas romana». Nel frammento Quando dies adveniet quem profata Morta est [«Quando verrà il giorno stabilito dalla Morta» (fr. 11 Morel)] si condensa il «funesto destino» e «la morte spietata» di Omero in Morta,
L'autore, inoltre, aggiunge due elementi non presenti nell'originale, dies e profata est. Il concetto di dies fatalis, tipicamente romano, è suggerito dal verbo e implica un Fato rigido e prede- terminato, in contrasto con il concetto omerico di moira, inevitabile ma indeterminato.
Dai pochi frammenti emerge lo sforzo continuo per trasformare l'Odissea in un poema romano.
Lo stile volutamente arcaicizzante costellato di arcaismi, l'attenzione filologi- ca alle corrispondenze tra termini greci e latini, la costante presenza di figure retoriche dimostrano l'influenza dell'Ellenismo
Se Livio Andronico fu il fondatore della tecnica letteraria latina, Nevio può ben essere detto il 'poeta', il 'cantore' dell'età eroica di Roma;
con il Bellum Poenicum,nel ritmo dell'indigeno verso saturnio, il tipo e gli elementi degli antichi carmina convivalia, volle dare ai Romani il loro primo poema di argomento e di spirito nazionale,
Il Bellum Poenicum, carmen di qualche migliaio di versi, venne diviso dal grammatico Ottaviano Lampadione in sette libri.
Dalle scarne testimonianze, si distinguono nell'opera due parti:
la narrazione, quasi annalistica, delle imprese della prima guerra punica
e la cosiddetta 'archeologia', ovvero il racconto delle vicende di Enea (che considera nonno di Romolo) dopo Troia
già presso Nevio è presente la leggenda del tragico amore di Enea e Didone, fatale origine eziologica dell'inimicizia tra Roma e Cartagine,
Nel Bellum Poenicum,dunque, Nevio intreccia mito e storia allacciando i fatti recenti e presenti al passato leggendario dell'Urbe per costruire il primo poema epico nazionale romano.
Come in Livio Andronico, rari sono i prestiti dal greco
Nevio ricorre raramente all'unico modello di poesia epica a sua disposizione, ovvero quello greco
Come il suo (unico) predecessore, Nevio avverte la necessità di distaccarsi dalla tradizione greca per dare un'impronta profondamente romana al suo poema nazionale;
lo dimostrano l'adozione di teonimi romani e l'uso contenuto di grecismi/omerismi (prestiti e calchi)
I Romani considerarono a lungo Ennio come il loro poeta nazionale
una profonda rivoluzione culturale si afferma con Ennio
La cultura greco-ellenistica è ormai parte centrale della cultura romana
Lo testimonia, ad esempio, passaggio dalle vecchie Camenae di Livio e Nevio alle Musae che troviamo in Ennio come conseguenza dell'arrivo di modelli culturali greci
Musas quas memorant nosce nos esse Camenas [«sappi che noi Camene siamo quelle che chiamano Muse» (v. 2 Vahlen')]; Musae quae pedibus magnum pulsatis Olumpum [«Muse che danzate sopra il grande cielo» (v. 1 Vahlen'), che riecheggia Omero ed Esiodo)]
Il poema si apre con l'invocazione alle Muse e un sogno in cui gli appare Omero.
A causa della metempsicosi, Omero si è reincarnato in Ennio, chiamato perciò l' alter Homerus.
La sua opera è contraddistinta dall'amore per i giochi di parole, la cura del lessico,con pochi richiami al'area italica e al lesico arcaico
Ennio abbandona il vecchio metro saturnio a favore dell'adozione dell'esametro, fatto anche questo sentito come distacco da un passato 'incolto'
Il titolo Annales del suo poema epico è modellato sulle cronache annuali (annales) redatte dai pontefici
Il poema iniziava con le origini troiane della fondazione della città per arrivare agli avvenimenti contemporanei, cioè la spedizione di Fulvio Nobiliore in Etolia