Francesco Baldassarre
Docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico "G.B. Vico" di Chieti
LEOPARDI FILOSOFO
"Leopardi è uno dei più grandi pensatori dell'Occidente perché apre e fonda la dimensione in cui si muove l'intera filosofia contemporanea".
E. Severino, Cosa Arcana e stupenda
"L’amor di sistema è dannosissimo al vero"
Il frammento come scelta filosofica prima che stilistica
Leopardi rifiuta programmaticamente i grandi sistemi filosofici. Sarebbe possibile costruire un sistema filosofico compiuto solo se ci fosse una verità da rivelare sull’ordine del mondo. Ma l’unica verità è che il mondo è caos.
Frammentarietà non significa contraddittorietà
Vi è nella riflessione di Leopardi un’unità rigorosa e potente che tiene insieme Zibaldone, Operette e produzione poetica
Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l’animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L’anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt’uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perché ingenita o congenita coll’esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita.
Zibaldone [165]
"Tempo verrà, che esso universo, e la natura medesima, sarà spenta. [...] del mondo intero, e delle infinite vicende e calamità delle cose create, non rimarrà pure un vestigio; ma un silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso".
Cantico del Gallo silvestre
Tutto è nulla perché tutto è destinato a dissolversi nel nulla
"La vita di questo universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera che ciascheduna serve continuamente all’altra , ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento".
Dialogo della Natura e di un islandese
Tutto è nulla poiché la vita è un perenne ciclo di produzione e distruzione
"Vale a dire che un primo ed universale principio delle cose, o non esiste, nè mai fu, o se esiste o esistè, non lo possiamo in niun modo conoscere, non avendo noi nè potendo avere il menomo dato per giudicare delle cose avanti le cose, e conoscerle al di là del puro fatto reale".
Zibaldone [1341]
Tutto è nulla poiché non esiste nessun "archè"
Nessuna cosa è assolutamente necessaria, cioè non v'è ragione assoluta perch'ella non possa non essere, o non essere in quel tal modo ec. E tutte le cose sono possibili, cioè non v'è ragione assoluta perché una cosa qualunque, non possa essere, o essere in questo o quel modo ec.
Zibaldone [1341]
Tutto è nulla poiché non vi è nulla di necessario.
Le cose sono un «puro fatto» senza perché
La verità non può essere il rimedio del dolore. La verità è dolore. Per l’uomo sarebbe molto meglio non conoscerla
"L'uomo non doveva per nessun conto accorgersi della sua assoluta e necessaria infelicità in questa vita, ma solamente delle accidentali (come i fanciulli e le bestie)".
Zibaldone [66]
“Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l'inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un'anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie [...] servono sempre di consolazione, raccendono l'entusiasmo [...] E così quello che veduto nella realtà delle cose, accora e uccide l'anima, veduto nell'imitazione o in qualunque altro modo nelle opere di genio apre il cuore e ravviva”.
Zibaldone [262]
L’opera del genio è la perfetta
fusione di filosofia e poesia
Quello di Leopardi è un “pensiero poetante”
Leopardi teorizza e pratica l'unione di poesia e filosofia
"Chi non legge o non sente, o non ha mai letto o sentito i poeti, non può assolutamente essere un grande, vero e perfetto filosofo, anzi non sarà mai se non un filosofo dimezzato, di corta vista, di colpo d'occhio assai debole, di penetrazione scarsa".
Zibaldone [1834]
La filosofia ha bisogno della poesia, poiché la ragione senza immaginazione non è in grado di conoscere compiutamente la realtà
"Non già perché il cuore e la fantasia dicano sovente più vero della fredda ragione, come si afferma, nel che non entro a discorrere, ma perché la stessa freddissima ragione ha bisogno di conoscere tutte queste cose, se vuol penetrare nel sistema della natura, e svilupparlo".
Zibaldone [1834]
La ragione senza immaginazione produce grandi sistemi filosofici che però non contengono nessuna reale conoscenza, anzi illudono l’uomo prospettandogli un ordine dove vi è solo caos
"Non già perché il cuore e la fantasia dicano sovente più vero della fredda ragione, come si afferma, nel che non entro a discorrere, ma perché la stessa freddissima ragione ha bisogno di conoscere tutte queste cose, se vuol penetrare nel sistema della natura, e svilupparlo".
Zibaldone [1834]
Ora che “Dio è morto”, che tutte le menzogne sono state svelate, l’uomo non può più trovare facile consolazione nella poesia tradizionale.
È ora necessaria una “poesia pensante”, capace di mettere l’uomo di fronte alla nullità del tutto, ma nello stesso tempo in grado di consolarlo e di alleviare il suo dolore.
Una “poesia pensante”
Una poetica del vago e dell'indefinito
...e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Vedi anche Zibaldone (es. 170-171, 515-516, ecc.)
Una poetica dell'arido vero
La poesia è capace di consolarlo proprio mostrandogli e facendogli “sentire” (cosa che la filosofia non riesce a fare) la vanità del tutto.
La consolazione inizia proprio nel momento in cui tutti i grandi sistemi sono demoliti, quando l’uomo è ricondotto al nulla della sua esistenza quotidiana, nella quale deve fare i conti con dolore e sofferenza, ma nella quale può godere anche di appagamenti, mai completi e definitivi, ma comunque capaci di alleviare le sofferenze del corpo.
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti
[...] Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola.
By Francesco Baldassarre
Docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico "G.B. Vico" di Chieti