Guido Reni, Atalanta e Ippomene, olio su tela, 1622-1625, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Il Classicismo del Seicento 


Coordinate spazio-temporali


Il Classicismo fu uno dei filoni di ricerca artistica più importanti del Seicento.
Si tratta di un movimento che radica le sue origini a Bologna, dove i Carracci fondarono l'Accademia degli Incamminati. Di lì si diffuse a Roma, città che divenne il centro di propulsione della corrente in Europa, in particolar modo in Francia. 

Denominazione

Il termine “classicismo” ha la medesima radice dell’aggettivo latino classicus (eccellente, da imitare) e del sostantivo classis (classe).
In ambito artistico, è utilizzato in riferimento alla tendenza ad elevare a paradigma una corrente artistica o le opere di un’artista: esse sono considerate di una qualità talmente elevata che i contemporanei non possono che imitarle per raggiungere alti livelli.

Contesto

Il Seicento si aprì con la condanna al rogo di Giordano Bruno e la celebrazione del trionfo della chiesa cattolica sulla Riforma con il giubileo indetto da papa Clemente VII.

Fu un secolo attraversato da conflitti, tra i quali il più significativo fu la Guerra dei Trent’anni (1618-1648). Essa, pur non interessando direttamente l’Italia, ebbe ripercussioni sul suo assetto politico: la pace di Westfalia del 1648 vide non solo il consolidarsi delle monarchie nazionali a discapito dell’Impero germanico, ma anche il riaffermarsi del dominio spagnolo in Italia, contrastato solo dai Savoia, dallo Stato Pontificio e dalla Repubblica di Venezia. Ciò, unitamente alla crisi economica, segnò l'inizio del declino della penisola, che assunse un ruolo marginale rispetto al vivo della storia.

 
Il XVII secolo, inoltre, vide progressi in campo tecnico e scientifico (grazie all’attività di Galileo Galilei, Blaise Pascal, Evangelista Torricelli) e la consolidazione, non solo a Roma ma anche in altri centri europei, di vaste collezioni principesche di reperti archeologici, in particolare di sculture marmoree romane, spesso erroneamente ritenute originali greci.

Nella foto: Apollo del Belvedere, copia marmorea romana dell'originale bronzeo di Leochares, 350 a.C. ca, Musei Vaticani

 

Aspetti teorici

Il Classicismo nacque con l’intento di seguire il Discorso intorno alle immagini sacre e profane, pubblicato da Gabriele Paleotti nel 1582 a Bologna. Il trattato si presenta come un’esposizione dei dettami del Concilio tridentino: la funzione delle immagini sacre è di “persuadere le persone" mediante un linguaggio semplice, comprensibile a chiunque.

 

“[…]le pitture servono come libro aperto alla capacità di ogniuno, per essere composte di linguaggio commune a tutte le sorti di persone, uomini, donne, piccioli, dotti, ignoranti, e però si lasciano intendere, quando il pittore non le voglia stroppiare, da tutte le nazioni e da tutti gli intelletti…” - Gabriele Paleotti, Discorso intorno alle immagini sacre e profane










      Anonimo, Ritratto del cardinal Gabriele Paleotti, Bologna, Archivio Storico dell'Università

Ben presto il Classicismo ottenne il favore dell'arcivescovo Giovan Battista Agucchi, che scrisse un Trattato della pittura (1607-1615), in cui enunciava la teoria classicista del bello ed anticipava le vedute teoriche di Giovan Pietro Bellori. Per Agucchi l’artista, consapevole dell’imperfezione della Natura, deve selezionare le parti belle ed unirle per ottenere “le cose non come sono, ma come dovrebbono per essere perfettissimamente mandate ad effetto”.

Alcuni [...] hanno posto il fine loro nell'imitare il naturale perfettamente [...] Ma altri si innalzano più in alto con l'intendimento, e comprendono nella loro idea l'eccellenza del bello, e del perfetto, che vorrebbe fare la natura."
"La Scuola Romana, della quale sono stati i primi Raffaelle e Michelangelo, ha seguitata la bellezza delle statue, e si è avvicinata all'artifizio degli antichi. Ma i Pittori Vinitiani, e della Marca Triuigiana, il cui capo è Titiano, hanno più tosto imitato la bellezza della natura, che si ha inanzi agli occhi." -
Giovan Battista Agucchi, Trattato della Pittura














   Domenichino, Ritratto di Giovan Battista Agucchi

Giovan Pietro Bellori fu il massimo scrittore d'arte della corrente classicista. Egli teorizzò una figura di pittore-intellettuale, esperto antiquario, possibilmente anche collezionista. Le sue Vite dei pittori, scultori e architetti moderni (1672) presentano un'importante premessa teorica e si pongono da un lato in continuità con l'opera di Vasari, dall'altro come celebrazione dell'estetica classicista.

La sua teoria classicista sottolinea, come quella dell'Agucchi, l'importanza della idealizzazione della realtà ed è aperta alla tradizione classica del Rinascimento e alla pratica di studio.










      Carlo Maratta, Ritratto di Giovan Pietro Bellori


  

"I nobili pittori e scultori [...] si formano anch'essi nella mente un esempio di bellezza superiore, ed in esso riguardando, emendano la natura senza colpa di colore e di lineamento."

"Il Pittore, propostogli in ciascuna forma la bellezza naturale, debba prendere da diuersi corpi unitamente tutto ciò che ciascuno a parte a parte ottiene di più perfetto, essendo malageuole trovarsene uno solo in perfettione." - Giovan Pietro Bellori, Vite dei pittori, scultori e architetti moderni

Caratteristiche

Il Classicismo del Seicento si propose come un movimento di alta e raffinata cultura, quasi contrapposto al manierismo romano e fiorentino (che aveva trascurato l'importanza di ispirarsi alla realtà sensibile, sottolineata invece da Giorgio Vasari), alla violenza dei soggetti del realismo caravaggesco e alle bizzarrie del barocco.

Le sue caratteristiche fondamentali sono:

  • il tentativo di seguire le istruzioni del Discorso intorno alle immagini sacre e profane di Gabriele Paleotti, scegliendo uno stile semplice ed immediato;
  • la ripresa dei modelli antichi, greci e romani, nonché una riscoperta dell'arte del primo Cinquecento e, in particolare, di Correggio e dei pittori veneti (Tiziano, Veronese) per l'uso del colore, di Raffaello invece per l'equilibrio, la compostezza e l'espressività dolce delle sue opere;
  • l'osservazione diretta dell'ambiente naturale, poi "corretta"  ed idealizzata (non meno della figura umana) dall'inserimento di elementi architettonici suggestivi, dalla scelta delle luci, etc.;
  • la finezza, l'equilibrio, l'eleganza, il controllo della composizione in ogni sua parte;
  • l'importanza del disegno dal vero, che eliminava le complessità teoriche dell'arte manierista;
  • il ribadire la centralità della prospettiva, della matematica e dell'anatomia, senza però limitare la sperimentazione personale; a tali conoscenze era affiancata una vasta cultura umanistica, affinché il pittore fosse anche un intellettuale.

Sviluppi

I primi sviluppi del Classicismo si ebbero a partire dal 1580, quando, a Bologna, Ludovico Carracci fondò in collaborazione con i cugini Annibale e Agostino l’Accademia degli Incamminati (prima Accademia del Naturale e Accademia dei Desiderosi).

Nel 1595, Annibale Carracci portò a Roma il nuovo linguaggio pittorico dell’Accademia. A partire dal 1620, e in particolare dall'elezione del papa bolognese Gregorio XV Ludovisi (1621), il Classicismo prese il sopravvento sul realismo di Caravaggio, diventando lo stile prediletto nel gusto dei collezionisti.

Questa corrente artistica fu presto abbracciata dai pittori francesi che si recavano a studiare a Roma, tra i quali Claude Lorrain e Nicolas Poussin. Essi resero il Classicismo lo stile preferito dalla monarchia francese, tanto che Luigi XIV lo scelse per la propria immagine e nel 1666 fu fondata a Roma l'Académie Royale de Peinture et Sculpture. Poussin, inoltre, fu rilevante per l'influsso graduale tra Classicismo e Barocco, avvenuto alle soglie degli anni trenta del Seicento.


 


Charles Le Brun, Ritratto equestre di Luigi XIV, olio su tela, 1668, Musée de la Chartreuse, Douai.


 







Claude Perrault, Colonnato della facciata orientale del Louvre, 1667 - 1670, Parigi

 















Claude  Lorrain, Paesaggio con figure danzanti, olio su tela, 1684, Londra, National Gallery

Al movimento avviato dai Carracci, ma anche ai pittori olandesi, si deve infine attribuire il merito di aver reso il paesaggio un genere artistico autonomo: i soggetti più raffigurati furono soprattutto gli scenari archeologici e naturali delle campagne romane e del Golfo di Napoli.

Esponenti - I Carracci


Ad Agostino (1557 – 1602), Annibale (1560 – 1609) e Ludovico Carracci (1555 – 1619) si deve in grande misura il rinnovamento della pittura italiana del Seicento.


Agostino orientò gli altri, infondendo loro una cultura figurativa profonda, sia pratica sia teorica; sottolineò l’importanza del disegno nella fase preliminare di realizzazione di un dipinto.



Agostino Carracci, Comunione di San Girolamo, olio su tela, 1592 - 1597, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Ludovico riuscì ad interpretare il senso più profondo della riforma cattolica, traducendo in pittura la lezione del cardinale Paleotti.

Ludovico Carracci, Annunciazione, olio su tela, 1585, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Ludovico Carracci, Conversione di San Paolo, olio su tela, 1587-89, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Se Ludovico predilesse uno stile movimentato e monumentale, Annibale adottò principi compostivi più classici, prestando particolare attenzione al colore: affinato dalla conoscenza di Correggio e della pittura veneziana, esso diventò elemento chiave delle sue opere.

Inoltre, Annibale rinnovò la pittura profana e il paesaggio, che da allora fu detto “classico”: questo genere avvicinò gli italiani e i grandi pittori francesi.

Annibale Carracci, La fuga in Egitto, olio su tela, 1603 ca, Galleria Doria Pamphilj, Roma

Annibale Carracci, Annunciazione, olio su tela, 1593-96, Louvre, Parigi

Annibale Carracci, Autoritratto con il cappello a quattro acque, olio su tela, 1593, Galleria Nazionale di Parma



Annibale Carracci, La pesca, olio su tela, 1595, Louvre, Parigi

 Gli affreschi di Annnibale Carracci a Palazzo Farnese

Guido Reni (1575 - 1642)

Guido Reni fu il protagonista del Classicismo seicentesco bolognese, al punto tale che, alla morte di Annibale Carracci (1609), diventò il caposcuola del gruppo di pittori emiliani classicisti. Formatosi presso l’Accademia dei Carracci, venne considerato il principale punto di riferimento formale, per la capacità di realizzare scene molto complesse, ricche di personaggi e di colori, senza trascurare l’eleganza e l’equilibrio. Il suo obiettivo era quello di raffigurare una realtà ideale, creata selezionando gli elementi migliori presenti nella natura stessa. Dalle sue opere emerge l’ammirazione per l’arte antica di Roma, ma anche per quella recente (Raffaello).

Negli ultimi anni, Reni modificò il suo stile per una pittura più leggera e quasi monocroma: le sue ultime opere presentano uno stile abbozzato.

Guido Reni, Strage degli innocenti, olio su tela, 1611, Pinacoteca Nazionale, Bologna


Guido Reni, Aurora, affresco, 1614, palazzo Rospigliosi Pallavicini, Roma

Guido Reni, Assunzione di Maria, olio su tela, 1627, Chiesa di Santa Maria Assunta, Castelfranco Emilia

Guido Reni, San Sebastiano, olio su tela, 1640-42, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Giovan Francesco Barbieri il Guercino (1591 - 1666)

Le opere del Guercino del primo periodo (1615 – 1620), soprattutto quelle posteriori al soggiorno veneziano (1618), sono caratterizzate da colori caldi e intensi, da dinamismo e da forti contrasti di luce.
Durante il soggiorno romano (1621 – 1623), cercò di trovare un equilibrio tra il proprio stile e quello più rarefatto dei classicisti.
A partire dagli anni Trenta del Seicento, l’influenza di Guido Reni diventò decisiva, portando la pittura del Guercino ad assumere uno stile più accademico e rigoroso nella composizione, nell’uso del colore, nei temi e nei motivi. Nel 1642 succedette a Guido Reni come caposcuola della corrente accademica.

Guercino, Vestizione di San Guglielmo di Aquitania, olio su tela, 1620, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Guercino, Et in Arcadia ego, olio su tela, 1618-20, Galleria Nazionale di Arte Antica, Roma


Guercino, Aurora che scaccia la notte, affresco, 1621, casino Ludovisi, Roma

Guercino, La visione di San Bruno, olio su tela, 1647, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Domenico Zampieri il Domenichino (1581 - 1641)


Formatosi anche lui presso l’Accademia degli Incamminati, Domenichino seppe incarnare la continuità stilistica e teorica che, dall’Accademia, si riflesse nel Classicismo seicentesco europeo. Espressione caratteristica del suo stile sono le pale d’altare e i cicli di affreschi sacri e profani.
Domenichino, inoltre, proseguì il genere del “paesaggio classico”, impostato precedentemente da Annibale Carracci, dando vita agli apici della pittura di mitologia classicista del Seicento italiano.

Domenichino, Il guado, olio su tela, 1605, Galleria Doria Pamphilj, Roma

Domenichino, La Caccia di Diana, olio su tela, 1617, Galleria Borghese, Roma

Domenichino, Rimprovero di Adamo ed Eva, olio su tela, 1633, Grenoble, Musée des Beaux-Arts

Nicolas Poussin (1594 - 1665)

Nicolas Poussin ritrasse innumerevoli aspetti della campagna romana, soprattutto le "belles antiques"; studiò le opere di Raffaello, dei Veneziani (specialmente di Tiziano) e dei pittori classicisti, come Annibale Carracci e Domenichino.

Spesso, nel paesaggio, l'artista esprimeva più altamente il suo mondo ideale. Prendeva elementi dalle campagne lungo il Tevere, sui Monti Albani, per poi ricomporli sulla tela. Il suo paesaggio storico, ispirato a La fuga in Egitto di Annibale Carracci, ridusse sempre più la parte dedicata alle figure umane per diventare un ampio e armonioso spazio nella celebre serie di pitture a olio su tela Funerali di Focione (1648, Museo Nazionale del Galles), Polifemo (1649, Ermitage), Diogene (ca 1647, Louvre), Orfeo ed Euridice (1648, Louvre). In esso soprattutto si manifestava la sua concezione dell'universo come un'architettura.

Funerali di Focione

Polifemo

Diogene


Orfeo ed Euridice

Claude Gellée detto Le Lorrain (1600 - 1682)

Claude Lorrain svolse l’apprendistato presso il paesaggista Agostino Tassi. Nel 1629, a seguito del sodalizio con Joachim von Sandrart, iniziò a disegnare dal vero, distanziandosi dai modelli accademici tassiani.

Il suo stile è una fusione tra la misura di Poussin, il senso paesistico dei bolognesi e il senso della luce dei caravvageschi. Soprattutto quest’ultimo elemento è fondamentale nelle opere di Lorrain: nei suoi dipinti delle campagne, costellate da antichità classiche e grandi alberi che si stagliano sullo sfondo, vi è una forte continuità tra lo spazio e la luce, utilizzata in funzione del momento della giornata che si era proposto di rappresentare.

Claude Lorrain, Porto al tramonto, olio su tela, 1643, Collezione reale del castello di Windsor, Londra

Claude Lorrain, Ascanio che colpisce il cervo di Silvia, olio su tela, 1682, Ashmolean Museum, Oxford

Claude Lorrain, Porto marino con l'imbarco di Sant'Orsola, olio su tela, 1641, National Gallery, Londra

Il Classicismo del Seicento

By Giulia Tesini

Il Classicismo del Seicento

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