Edizioni digitali scientifiche

Digital Scholarly Edition

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prima di affrontare l’atto pratico della codifica, alla comunicazione con il linguaggio della macchina, prima di arrivare alla definizione del modello, bisogna avere in mente che:

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  • Come lavoro interdisciplinare è necessario riconoscere le diverse competenze e creare relazioni fra queste.
  • Averne chiari gli obiettivi teorici e pratici.
  • Avere una conoscenza accurata della natura del documento
  • Individuare un lettore ideale o implicito.
     
  • Avere un piano a lungo termine di mantenimento e preservazione.

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  • Ricostruire una storia delle edizioni digitali, darne una definizione o quantomeno avere gli strumenti per garantirne un quadro della situazione odierna sembra questione alquanto complessa proprio per la varietà di teorie, di strumenti adottati e sviluppati nel tempo nonché di linguaggi, di standard e iniziative prodotte nel corso degli anni.

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  • La vasta e repentina innovazione tecnologica ha attuato un processo entropico nel panorama delle edizioni digitali con la conseguente confusione generata non da un’incapacità di mettere ordine o di creare dei modelli a cui ispirarsi, quanto dalla smania e dalla curiosità di sperimentare con le infinite possibilità che si prospettavano attraverso lo sviluppo del linguaggio informatico.

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  • Raul Mordenti, in un paragrafo intitolato “preistoria recente” nel suo libro Informatica e critica dei testi, citando Michel Lenoble , individua tre generazioni nel trattamento automatico del testo: – la prima generazione dei ‘fondatori’ dell’informatica che si colloca agli albori dell’era tecnologica – ossia nella prima metà del Ventesimo secolo; la seconda dei ‘costruttori’ dei grandi laboratori e la terza è l’ultima quella degli ‘utilizzatori’, coloro i quali sono posti di fronte ai problemi di un nuovo paradigma euristico.

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  • La preoccupazione principale di Kelemen è evidentemente quella di riaffermare il ruolo centrale dell’editore e del critico testuale, nonostante le nuove possibilità offerte dal medium digitale e la conseguente (in via teorica) maggiore libertà dell’utente

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  • In realtà è proprio questo nuovo contesto a ricentralizzare il ruolo dell’editore, richiedendo sia un impegno sia delle competenze maggiori, in quanto deve prevedere e delineare le varie caratteristiche e funzionalità dell’edizione, che andranno poi implementate tecnicamente. È vero che la possibilità di riutilizzare moduli, componenti e librerie già esistenti, semplifica di molto il lavoro, e che, una volta realizzato, uno strumento di pubblicazione può essere impiegato per un numero potenzialmente illimitato di testi elettronici.

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  • La teoria e la prassi: quante riflessioni sono state oziosamente proposte su questo antichissimo rapporto dialettico, ma quale riflessione radicale e dirompente ha prodotto l’informatica, per la quale il detto è fatto, l’algoritmo è la propria realizzazione, e per conseguenza chi non teorizza o teorizza male produce danni

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  • Un presupposto fondamentale che contribuisce alla propensione dell’edizione digitale alla confusione è la mutabilità: una caratteristica tanto peculiare all’oggetto digitale che ai problemi e alle metodologie che l’editore si trova ad affrontare nel processo di realizzazione. Infatti, il testo in un ambiente virtuale, a differenza di quello cartaceo, cambia velocemente nel tempo e ha la capacità di poter generare diversi risultati – quindi diversi testi – in modo potenzialemente infinito.

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La condizione di mutabilità offre la possibilità di un differente approccio: gli editori che prima potevano compiere scelte e decisioni di tipo statico, si trovano ora nella condizione di continuo mutamento una volta che una decisione è stata presa. In altre parole, questo aspetto caratterizza diversi livelli di un progetto di edizione digitale. Le edizioni digitali non sono soltanto un deposito di conoscenza e di parole o di segni grafici sul monitor ma possono anche essere possibilità di significato che la macchina ci offre, queste possono essere varie e potenzialmente infinite.

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Un’edizione critica è, come ogni atto scientifico, una mera ipotesi di lavoro, la più soddisfacente (ossia economica) che colleghi in sistema i dati” (Contini) .

 

L’uso del termine ‘dati’ in ambito filologico, per indicare sia i materiali oggetto di studio (fonti primarie e secondarie), sia quelli prodotti dallo studioso, non è così fuori luogo come possa sembrare a prima vista in ambito digitale, e non fa altro che confermare ulteriormente la natura di sistema informativo dell’edizione critica

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Le fasi di realizzazione di un'edizione digitale:

  • - Digitalizzazione
  • - recupero dei materiali
  • - studio dei materiali
  • - Modellizzazione
  • - Tipologia di edizione
  • - Obiettivo

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Le fasi di realizzazione di un'edizione digitale:

Giorgio Inglese scrive “si può ben dire che ogni testo ponga un proprio problema più e meno complesso – di accertamento filologico e di presentazione al lettore. Un’edizione critica è appunto il tentativo di risolvere questo problema”

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Le fasi di realizzazione di un'edizione digitale:

Due elementi quindi interdipendenti l’uno con l’altro: da una parte la critica e dall’altra i diversi modelli di edizione. Possiamo creare un’edizione diplomatica o critica o addirittura pensare di non pubblicare il nostro lavoro che può avere come solo obiettivo l’analisi letteraria

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Le fasi di realizzazione di un'edizione digitale:

Due elementi quindi interdipendenti l’uno con l’altro: da una parte la critica e dall’altra i diversi modelli di edizione.

 

Possiamo creare un’edizione diplomatica o critica o addirittura pensare di non pubblicare il nostro lavoro che può avere come solo obiettivo l’analisi letteraria

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La maggior parte delle edizioni scientifiche digitali

sono accompagnate da un'immagine:

<facsimile> contains a representation of 
some written source in the form of a set of 
images rather than as transcribed or encoded text. 
[11.1 Digital Facsimiles]

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Valutare un'edizione digitale:

Vari sono gli studiosi che hanno cercato di definire e di fornire delle griglie metodologiche a questa questione: nel 1993, Peter Shillingsburg scrisse dei criteri per la valutazione delle edizioni digitali – General Principles forElectronic Scholarly Editions – diffusi in un incontro della MLA (Modern Language Association) a Toronto.

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http://www.i-d-e.de/publikationen/weitereschriften/criteri-versione-1-1/

 

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Questi criteri verranno poi sviluppati nel 2002, sempre dalla MLA che pubblica un numero dal titolo: Preliminary Guidelines for Electronic Scholarly Editions (June 2002), per poi vedere nel 2011 una versione ampliata con in allegato un questionario per la valutazione delle edizioni digitali.

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By Tiziana Mancinelli

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