Tiziana Mancinelli
Corso di Informatica applicata agli studi letterari - Università di Verona
La definizione è più ampia di quella comune, soprattutto in filologia classica, che può essere formulata così: "la storia della tradizione di un testo è l'esame di tutti i testimoni a partire dall'originale perduto fino ai più recenti" - Alberto Varvaro, Prima lezione di filologia
La critica del testo (o ecdotica dal greco ekdosis = pubblicazione, edizione) è la scienza i cui principi e metodi conducono al ricupero, scientificamente motivato, della volontà dell’autore di un testo, alterata, in varia misura, dagli accidenti con cui esso è stato tramandato attraverso le copie successive dei
manoscritti che lo conservano.
La sistemazione critica del testo e infatti preliminare alla sua intrpretazione. Si dice di solito che il fine della critica testuale sia il ristabilimento del testo secondo l'ultima volontà dell'autore. Ma questa riformulazione non mi sembra soddisfacente.
La ragione è che in filologia moderna molte volte il problema filologico non sta nei testimoni derivati dall'autore, che può essersi conservato o nella forma di testo definitivo, magari autografo, o di una stampa sorvegliata dallo stesso autore, ma nel travaglio documentato che ha portato dalla prima idea del testo alla sua redazione: è quello che si chiama critica genetica.
La filologia d’autore si occupa dell'analisi delle varianti introdotte dagli stessi autori su manoscritti, dattiloscritti, edizioni a stampa.
- La prima opzione è il metodo "location-referenced"
-la seconda è il metodo "double-end-point-attached"
- la terza è il metodo "parallel segmentation".
TEI ha 3 diverse opzioni per codificare le edizioni critiche, le edizioni con un apparato critico.
Poi, lavoreremo soltanto con il metodo "parallel segmentation" perché è il più semplice da utilizzare nella codifica a mano se non si dispone di un software speciale, è gestibile e presenta ragionevoli vantaggi.
Un altro metodo interessante è il metodo "double-end-point-attached".In questo caso, partendo dallo stesso esempio, è un po' più complicato. Avete lo stesso principio con un'entrata d'apparato (elemento <app>) ma questa volta si segnerà l'inizio e la fine del fenomeno con gli elementi <anchor; (àncora) dei tag vuoti che non servono a circondare una porzione di testo, ma segnalano soltanto un punto nel testo. Si contrassegna il punto appena prima del lemma,appena prima di "leniantur", e subito dopo di esso.
Nel metodo "location-referenced" si dispone di una voce apparato che è collegata soltanto ad una porzione di testo, ad un'unità del testo, non a un punto preciso nel testo. Cioè, avrete la frase nel testo principale, la frase che appare in un particolare punto, e da qualche altra parte nel testo una voce di apparato marcata con l'elemento <app> collegata al paragrafo in questione tramite l'attributo @loc. All'interno di questo elemento <app>, si avrebbe <lem> per lemma che contiene la parola che cambia nel manoscritto B, si dovrebbero avere una o più letture codificate tramite l'elemento <rdg>, il legame ad uno o più testimoni con l'attributo @wit (witness).
E si attribuisce un identificativo (ID) univoco, con l'attributo @xml: id a ciascuno di questi <anchor>, posti all'inizio e alla fine del lemma. Poi, da qualche altra parte nel testo, si espliciterà la voce d'apparato dicendo che va dalla prima àncora alla seconda àncora da "app1b" a "app1e" e si indicherà la lezione alternativa del manoscritto B con lo stesso tag di prima l'elemento <rdg> per introdurre la lezione, con l'attributo @wit per iltestimone e la corrispondente lezione di B. Il vantaggio di questo metodo è che è molto efficace con le gerarchie accavallate.
In quale parte della struttura della TEI?
<app> (apparatus entry) apre la sessione dell'apparato critico con la lista delle lezioni.
<rdg> (reading) contiene una singola lezione.
<lem> (lemma) contiene il lemma la base di testo che si vuole prendere in considerazione
<app>
<rdg wit="#El">Experience though noon Auctoritee</rdg>
<rdg wit="#La">Experiment thouh noon Auctoritee</rdg>
<rdg wit="#Ra2">Eryment though none auctorite</rdg>
</app>
<rdgGrp>: gruppi di varianti per una stessa tipologia
@type: tipologia (ortografica, etc)
<app>
<lem wit="#El #Ra2">though</lem>
<rdgGrp type="orthographic">
<rdg wit="#La">thogh</rdg>
<rdg wit="#Hg">thouh</rdg>
</rdgGrp>
</app>
By Tiziana Mancinelli
Corso di Informatica applicata agli studi letterari - Università di Verona